«MEMNON»

Giulia Balbilla e la voce magica

di Maricla Boggio

con Nicoletta La Terra, Massimo Roberto Beato e Maria Borgese

regia Jacopo Bezzi

Con il patrocinio di

Il testo di Maricla Boggio si è ispirato ai documenti elaborati dalla docente di storia della letteratura greca Amalia Margherita Cirio nel suo libro “Gli epigrammi di Giulia Balbilla”. Ne è scaturita una vicenda vivace e insolita, dove regna divinamente la parola. La poetessa Giulia Balbilla, amica dell’imperatore Adriano, è con lui in visita in Egitto. Meta del viaggio, rendere omaggio a Memnon, il Colosso che emette sonorità quando il sole ne riscalda la pietra e che viene considerato una divinità dagli egiziani, che lo assommano a un antico Faraone. Adriano progetta di riunire tutti i popoli a lui soggetti rispettando le loro divinità e sentendosene il massimo rappresentante: perciò rende omaggio a Memnon considerandolo alla stregua delle altre divinità dell’impero romano.

Giulia Balbilla è una donna astuta. Vuole manifestare la sua devozione ad Adriano e lo fa dialogando con Memnon, che va a trovare in una notte di luna. Flebili bisbigli provengono dalla statua suscitando la meraviglia della ragazza, ma ancora più forte è lo stupore quando emerge da dietro il Colosso un ragazzo armato di scalpello. Il dialogo fra i due ha come oggetto Memnon che da secoli incanta chi va a visitarlo. Uno dei suoi piedi e su fino alla gamba una fitta rete di segni denuncia quello che i visitatori hanno scritto per decantarne la magica voce: molti i versi greci, che nell’atmosfera sospesa della notte paiono staccarsi dalla pietra e rivivere attraverso le voci di antiche poetesse, mentre un corteo fluttuante di fanciulle danza al suono dei versi: le loro voci si incrociano con quella di Memnon, che un tempo il perfido Cambise alla testa dei suoi persiani tentò di distruggere temendone il magico suono, ma riuscì soltanto a scalfirne la pietra e fu punito, morendo nel deserto con tutto il suo esercito sepolto sotto la sabbia.

Il giovane scalpellino – un misterioso nipote del Dio Bes, il cui nome è appunto Bes – si mette al servizio di Giulia Balbilla, che gli detterà le sue poesie negli incontri successivi. Giulia è attratta da Bes non solo perché rende eterne le parole che dedicherà a Memnon, ma perché da poetessa vive di sentimenti e d’amore. E’ un amore per il giovane che rimane acerbo, potendo soltanto sostenere il desiderio di Giulia a comunicare con Memnon attraverso la scrittura dei suoi versi. Ma quei versi non saranno soltanto espressione di ammirazione per il Colosso, bensì verranno per sempre conosciuti come ispirati da lei, che con il suo nome e la data del giorno in cui li ha creati rimarrà in eterno nell’incisione sulla pietra. L’azione si snoda in alternanza a tre canzoni – del Prologo, della Parola e dell’Addio – che anticipano l’inizio delle scene e ne costituiscono il legame mentre si sviluppano anche come momenti di danza. L’università Sapienza di Roma nella persona del preside prof. Roberto Nicolai ha dato il suo sostegno all’operazione.

Col Patrocinio di EAGLE – European Network of Ancient Greek and Latin Epigraphy.

Link dello spettacolo completo

https://www.youtube.com/watch?v=K7HsdJ99AiM